Meglio tardi che mai. Luogo comune adatto per il ritardo con cui colgo un invito di Monia (vedi PROPOSTE DI SPUNTI nel sovraforum), che riguardava gli aggettivi.
Sono andato a riascoltare questo:
viewtopic.php?f=132&t=4157&p=51826perché mi ricordavo che da qualche parte veniva trattato il tema degli aggettivi. Troppo lungo riportare per esteso la sbobinatura di quegli ascolti. Mi limito a qualche idea.
A proposito degli aggettivi, Pontiggia cita una battuta di un banchiere: "Se non guadagno, perdo". Come a dire: non esiste la neutralità, tutto ciò che non migliora il testo, lo danneggia. Cita poi l'opinione di J. Renard, che preferisce "Cielo" a "Cielo azzurro", perché quest'ultimo è un cliché, cioè qualcosa di ovvio.
Pontiggia, però, continua l'analisi. Non bisogna pensare che l'assoluta economia di aggettivi sia l'unica possibilità. Si può anche adottare una "aggettivazione lussureggiante", ma tenendo sempre presente un criterio di economicità. Se cioè si vogliono usare 5 aggettivi, bisogna che "4 siano pochi e 6 siano troppi".
Termino con un mio commento. L'efficacia e la tenuta di un testo, dunque, non sono funzione diretta del numero di aggettivi (e, aggiungerei, di avverbi) utilizzati. I criteri per giudicarle (efficacia e tenuta) non sono quantitativi (mia personale nota polemica: come a volte sembrano voler suggerire i forum di scrittura creativa), ma...
E qui mi fermo, perché la risposta è difficile.
Paolino
Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggiera, che 'l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nissuna.
(G. Galilei)