Ognibonus ha scritto:Prima domanda: come mai, almeno da quello che ho letto, è quasi severamente vietato scrivere (in un racconto o in un romanzo) parole che finiscono in "mente"? Improvvisamente, contemporaneamente, ecc.
E anche usare un numero limitato di aggettivi o avverbi?
Allora, questo è uno di quei punti che fanno scannare narratologi, scrittori, editor, lettori e anche innocenti e poveri passanti.
L'uso di avverbi e aggettivi, soprattutto nell'ultimo periodo che vede tutti un po' più consapevoli dello "Show, don't tell" anche a livello conscio, va limitato. Mi spiego.
Gli avverbi appesantiscono, ma il loro problema non è solo questo. Gli avverbi sono imprecisi e spesso vengono usati male. Mi è capitato di leggere di qualcuno che scappava velocemente da qualcosa, come se fosse possibile scappare lentamente, quindi diventano precisazioni di cui si può fare a meno. Sono vaghi perché "lentamente" non è qualcosa che si può quantificare universalmente. Lentamente come un bradipo? Una tartaruga? Rispetto a cosa? A Usain Bolt? Flash?
Scrivere una frase del genere: "Giorgio riempì lentamente la valigia, pensando a come ogni oggetto gli ricordava Clara" genera un tipo di reazione nel lettore, la cui fantasia viene lasciata allo stato brado e s'immagina un lentamente in base a come farebbe lui (cosa che uno scrittore non dovrebbe fare. Il direttore d'orchestra dirige l'orchestra, non lancia lo spartito al pubblico). Se invece viene mostrato Giorgio che prende un libro, lo guarda, lo gira, lo apre, lo sfoglia, lo annusa, pensa che quel libro gliel'ha regalato Clara al loro secondo appuntamento e lo mette in valigia, si siede guarda la valigia piena a metà, sposta una maglia, etc. il lettore si accorge che Giorgio sta lavorando con lentezza.
Ovviamente anche questo discorso non è universale e dipende dalle esigenze di trama, ma in generale gli avverbi vengono limitati.
Per gli aggettivi: dipende.
Se si sta scrivendo narrativa di genere si tenderà a usare pochi aggettivi, perché gli aggettivi precisi sono pochi e raramente ne servono troppi per delineare qualcosa. Se invece si sta scrivendo literary fiction, la Grande Letteratura, si troveranno anche trenta aggettivi uno dietro l'altro.
Ognibonus ha scritto:Seconda domanda: i tempi verbali. A volte mi confondo con l'imperfetto, il trapassato, ecc. e faccio un gran mischione.
Navigando in internet ho trovato un sito di scrittura creativa che dice che bisogna usare imperfetto e trapassato prossimo insieme oppure passato remoto e trapassato remoto insieme. Io a volte mischio il tutto.
I tempi verbali sono un po' una spina nel fianco per chiunque, ma in generale: scrivi come ti viene. I tempi verbali sono molto più facili da sistemare in secondo momento come dice gazza. L'importante è che i tempi verbali siano uniformi all'interno di frase/paragrafo.
Si has perdido el rumbo escúchame, llegar a la meta no es vencer, lo importante es el camino y en él, caer, levantarse, insistir, aprender.
La posada de los muertos - Mägo de Oz